mercoledì 26 settembre 2012

CONTRO IL DISAGIO FORMARE UNA, DIECI, CENTO SENTINELLE. E' uscito il numero 56 di CAOS-informa la rivista on line della TENDA. Il "punto di vista" del direttore Gerardo Giordano.

E’ cominciato da pochi giorni un nuovo anno scolastico!
Anche questo, si porta dietro i tanti problemi aperti della scuola italiana. Mentre il Governo cerca di porre rimedio ai guasti del passato con le nuove strategie ministeriali, la nostra gioventù deve fare i conti con le inadeguatezze del sistema scolastico alla transizione verso il mondo nuovo.
Ma non c’è molto tempo per aspettare l’introduzione delle novità (anche tecnologiche) nel sistema formativo nazionale, per stare al passo con il meglio dei sistemi di formazione degli altri paesi e, non solo europei.
Mentre si realizza progressivamente tutto il rinnovamento necessario, occorre evitare che la scuola italiana si trasformi in una sacca permanente di disagio giovanile e sociale tra inadeguatezze didattiche ed insufficienze formative, parcheggio contro la disoccupazione, magari insieme alle frustrazioni di un personale docente precario e pieno di insicurezze per il proprio futuro.
In questo scenario c’è un ruolo molto forte e significativo per le associazioni come la Tenda, che intendono svolgere una importante funzione sociale di lotta alla emarginazione ed al disagio sociale ed offrire un riparo al disagio della gioventù.
La sollecitazione lanciata recentemente dal Presidente della Tenda don Nicola Bari, di un nuovo programma di formazione nell’anno sociale che si è aperto in queste settimane, vuole riscoprire proprio le motivazioni più adeguate per concorrere alla battaglia contro le frustrazioni di una gioventù che è alla ricerca di nuove motivazioni e di una nuova identità.
E’ una nuova “campagna” di lavoro - ma anche di aggiornamento delle metodologie - che si realizzerà in questo prossimo autunno, per arricchire il bagaglio professionale di tutti quegli operatori che intendono cimentarsi nel realizzare percorsi di attenzione verso le persone più deboli e bisognose di cura o di semplice azione rispetto alle difficoltà ed ai disagi che incontrano nei loro percorsi di vita.
L’intenzione è quella di realizzare in questa seconda esperienza, una nuova leva di vere e proprie ”sentinelle del disagio”: volontari od operatori che abbiano (o intendono migliorare) professionalità e competenze per capire le nuove difficoltà, le provenienze del disagio delle persone ed intercettare meglio o più adeguatamente le strade più appropriate per aiutare a superare le difficoltà e rispondere ai diversi bisogni.
E’ un impegno più veloce ed immediato, già sperimentato, per realizzare un progetto di formazione integrato, più capace di rispondere ai vari cambiamenti in atto, con la necessaria volontà di apprendere, conoscere, mettersi in discussione, migliorare il proprio bagaglio di competenze, per attivare con strumenti tecnici e cognitivi, nuovi forme di servizio ma anche capacità professionali in grado di rispondere ai problematici aspetti dei nuovi disagi, con soluzioni e pratiche innovative, per quanto possibile, più efficaci.
Si tratta di realizzare un nuovo sforzo che intende proporsi non solo una rivisitazione delle motivazioni dell’impegno associativo, ma la realizzazione ed il consolidamento delle sentinelle del disagio capaci di analizzare, capire, intervenire ed anche di collegare con il proprio rinnovato impegno professionale, i risultati di questa esperienza ai nuovi servizi che occorrono per continuare la sfida della propria missione.
GERARDO GIORDANO

Leggi il numero  completo della rivista CAOS-informa n. 56. Ecco il link: http://www.caosinforma.it/numero.php?id=69

giovedì 20 settembre 2012

CARLO MARIA MARTINI: LA SCOMPARSA DEL PASTORE DEL DIALOGO.

La recente scomparsa del cardinale emerito di Milano Carlo Maria Martini ha certamente colpito ciascuno di noi.
Carlo Maria Martini un vescovo lontano dalle nostre modeste e turbolente vicende locali, tuttavia così vicino alle ansie ed alle preoccupazioni delle donne e degli uomini normali del nostro tempo.
Il suo maggiore impegno, svolto in più di venti anni di ministero pastorale come Arcivescovo di Milano, tra le diocesi più grandi del mondo, si è sviluppato in una fase storica particolarmente difficile vissuta in Lombardia, irta di conflitti e carica di falsi valori e disgregazione morale.
La sua azione non è solo significativa per le tante iniziative che lo hanno visto radicato ed intensamente compreso dal “suo” popolo ambrosiano (pur essendo piemontese di origine), ma anche pastore tenace nell’azione di dialogo e di confronto con gli altri e prioritariamente con le altre religioni, al cospetto dei problemi complessi della nostra epoca in una realtà come quella milanese, certo dinamica, multietnica e multiculturale ma anche molto difficile e turbolenta.
Un vescovo che riusciva a parlare al cuore di tutti!
Carlo Maria Martini, gesuita e non solo teologo, capace di notevoli sforzi di approfondimento culturali, dunque, ma anche biblista, formatore, comunicatore, e, particolarmente uomo del dialogo, il cui impegno colpisce per la costanza, anche nell’ultima parte della sua vita, prima della malattia che lo ha poi indebolito, quando decise di andare a vivere la sua esperienza a Gerusalemme.
Penso però che la ricerca e lo sforzo di approfondimento culturale e teologico, oltre che pastorale, sui tanti temi che la Chiesa oggi ha di fronte a se, abbiano caratterizzato maggiormente la sua attività e siano stati l’elemento più importante per aiutare la formazione e la crescita dei cristiani maturi e perciò anche di tutti noi. Colpiscono nella sua ultima intervista al Corriere della sera, di cui era negli ultimi tempi collaboratore, le tre parole chiave che testimoniano il suo punto di vista al riguardo: la fede, la fiducia ed il coraggio; elementi fondanti per affrontare i cambiamenti necessari nel mondo contemporaneo, senza trascurare l’amore necessario per battere la sfiducia imperante anche in Europa, nei confronti della Chiesa.
La ricchezza spirituale di cui è testimone il cardinale Martini “si fonde con la sua straordinaria forza d’animo”, come ha ricordato nel suo ricordo il Presidente del Consiglio Mario Monti, necessaria per riprendesi dopo le naturali battute di arresto, negli incessanti percorsi verso obiettivi di crescita della nostra società civile e della comunità politica, per far avanzare l’idea dell’Europa.
La sua scomparsa deve essere di sprone anche per noi a migliorare la nostra capacità di analisi, studiando i problemi, sviluppando e migliorando con vigore la qualità dei percorsi formativi nei confronti delle giovani generazioni di operatori.

Gerardo Giordano

martedì 18 settembre 2012

IL PITTORE VITTORIO MANSI ALLA 12a BIENNALE DELL'ACQUERELLO DI ALBIGNASEGO A PADOVA.

Le straordinarie immagini della Costa d'Amalfi hanno rivissuto in tutto il loro splendido colore con la nitidezza del segno del pittore, il Maestro Vittorio Mansi, nel recente vernissage della  XII Biennale dell'Acquerello  che si svolge dal 15 settembre a Villa Obizzi, a cura del Comune di Albignasego in provincia di Padova. Una edizione plurima quest'anno, che ha visto per la prima volta esporre solo quaranta artisti italiani, due per regione, segnalati dalle Accademie delle Belle Arti e dalle Associazioni nazionali dell'Acquerello e sei pittori stranieri
Il pittore Vittorio Mansi, vive ed opera a Minori, artista del colore, cantore della sua terra  e delle sue marine, offre le sue visioni della Costa d'Amalfi dalle terrazze e dalle colline, valorizzando spesso anche i tipici prodotti locali ed i particolari strumenti del lavoro rurale.
I suoi numerosi acquerelli, consolidati dal successo di pubblico e di critica, sono ricchi del colore tipico della terra amalfitana e rappresentano la bellezza della divina costiera con soluzioni pittoriche anche non tradizionali, pur rimanendo legato alle radici dei pittori del "Gran Tour", fino ai cosidetti "pittori di Maiori o costaioli,  insieme al particolare mondo poetico che lo circonda.
Le due opere presentate rappresentano due visioni delle tipiche marine amalfitane.
Gerardo Giordano

sabato 8 settembre 2012

UNO SHERMAN DELLO SBARCO DI SALERNO PER FORMARE ALLA DEMOCRAZIA ED ALLA PACE.

Una Mostra permanente  per ricordare lo Sbarco delle forze alleate a Salerno, insieme ai cimeli di Salerno Capitale, sono questi gli obiettivi del Parco della Memoria della Campania presentati ai giornalisti preannunciandone l'apertura il prossimo 28 settembre. L'iniziativa si svolge sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica.
Alla presenza del Presidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli, il Presidente dell'Associazione prof. Nicola Oddati ha preentato le linee essenziali del progetto di mostra-museo e di alcuni reperti che vi saranno allocati.
                          
I ricordi dell'Operazione Avalanche del settembre 1943, la più grossa operazione anfibia prima dello sbarco in Normandia del 1944, saranno raccolti nella mostra-museo che per la prima volta trovano una sede a Salerno nei locali della Regione Campania nell'ex Centro di formazione professionale di Via Generale Clark, intitolata proprio al comandante americano delle forze alleate che realizzarono lo sbarco.

All'incontro sono intervenuti anche il prof. Piero Cavallo a nome dell'Università di Salerno, che ha richiamato il ruolo degli storici nella ricerca sugli eventi ed il Presidente 85enne della Associazione Nazionale Partigiani d'Italia della Campania Antonio Moretti che ha ricordato l'importanza del movimento della Resistenza che si è sviluppato in Campania dopo lo sbarco di Salerno  a partire dalle Quattro girornate di Napoli. Dopo il rappresentante della Fonzazione Casse di Risparmio, Cantarella, ha concluso l'incontro Eduardo Scotti segretario generale dell'associazione.
Tra i reperti che saranno esposti, figura anche un carro armato Sherman che potrebbe essere un ottimo deterrente per un opera di formazione alla democrazia ed alla pace delle giovani generazioni che saranno invitate a conoscere l'importanza dell'evento.