giovedì 12 febbraio 2009

NASCE IL "FORUM SOCIALE" DELLE PERSONE E DELLE ASSOCIAZIONI DI ISPIRAZIONE CATTOLICA


FORUM SOCIALE

"Unire le forze per cambiare questo capitalismo"


Nasce il Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica
"Ripartire dalla centralità delle persone, dal rispetto del lavoratore, per attivare, attraverso l'esercizio della responsabilità sociale, individuale e collettiva, le nuove basi per un diverso ciclo di sviluppo sostenibile più aperto e solidale".
Questo l'obiettivo del 'Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro', presentato oggi a Roma dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, dal presidente della Confartigianato, Giorgio Guerrini, dal presidente di Confcooperative, Luigi Marino, e da Natale Forlani, presidente di Italia Lavoro e portavoce dell'iniziativa.
Il Forum, costituito da Cdo (Compagnia delle Opere), Cisl, Confartigianato, Confcooperative e Mcl (Movimento Cristiano Lavoratori) "ha come scopo - ha spiegato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni - quello di mettere in moto e sinergicamente tutte le associazioni impegnate e rappresentative delle diverse espressioni del mondo del lavoro, per andare nella sola direzione della partecipazione".
"L'attuale crisi economica fa venire al pettine i nodi di un capitalismo non costruito sull'uomo - ha osservato Raffaele Bonanni - e ne dimostra il fallimento: per questo bisogna ricostruire da queste macerie una nuova prospettiva che parta dalla intelligenza, dal lavoro e dalla collaborazione tra capitale e lavoro." "E' su questa base che la nostra economia può ripartire - ha detto ancora il segretario Generale della CISL- perché gli antagonismi del '900 sono del tutto superati. Valgono invece i talenti di chi sa coniugare gli interessi, per ricondurli a quegli elementi anche ben presenti nella dottrina sociale della Chiesa, che sostiene la necessità della collaborazione e del reciproco scambio di esigenze e riconoscimento con l'altro".
"In particolare, il Forum - ha spiegato anche il portavoce dell'iniziativa Natale Forlani - ha indicato due priorita': intervenire per salvaguardare e potenziare il patrimonio di risorse umane e produttive del mondo del lavoro e predisporre interventi in favore delle famiglie, come premessa di una nuova domanda di servizi e occupazione".
Il Forum promuovera', inoltre, nel mese di marzo, un'iniziativa pubblica su 'Lavoro e Famiglia', per evidenziare che nel contesto italiano la marginalita' degli interventi pubblici dedicati ai sostegni alle famiglie comportano non solo profonde disuguaglianze sociali, ma anche una compressione della quantita' e della qualita' dei servizi alle persone e della partecipazione femminile al mercato del lavoro.
''Abbiamo colto - prosegue Forlani - l'appello di Papa Benedetto XVI alla classe dirigente, che si ispira alla Dottrina sociale della Chiesa. Questo perche', sia a livello personale che collettivo, si renda visibile l'impegno di ciascuno di noi per la rinascita morale e socio-economica del Paese.
Il Forum ha il proposito di generare non solo vantaggi per i soggetti rappresentati, ma anche e soprattutto per quelli che non sono rappresentati. Siamo convinti - ha concluso Forlani - che sia necessario aprire una nuova stagione di concertazione, dove le riforme della politica del lavoro e dello stato sociale siano veramente rivolte a sostenere i soggetti che hanno piu' difficolta' in questa situazione di crisi''.
12.2.2009 estratto da http://www.cisl.it

lunedì 9 febbraio 2009

I PROGRESSI DEL CENTRO DI RICERCA MUSEALE PLART di MARIA PIA INCUTTI: LA FONDAZIONE PER LA RICERCA SULLE PLASTICHE.


da www.ildenaro.it del 7 febbraio 2009


Plart, Fondazione per la ricerca
Maria Pia Incutti:" Un passo in avanti. Ora vi spiego perchè la plastica è buona"

Ad appena un anno dalla sua inaugurazione, il Centro di Ricerca Museale Plart – nato come iniziativa privata dedicata alla ricerca scientifica, all'esposizione e alla conservazione delle opere d'arte contemporanea in materiale plastico - è divenuto una Fondazione e ha acquisito quindi lo "status" di museo d'interesse regionale con due recenti delibere della Regione Campania. Ideato dall'imprenditrice e collezionista d'arte Maria Pia Incutti, il Plart non è oggi solo un centro espositivo unico in Italia ma anche uno spazio in cui l'arte si sposa con la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica.
Basilio Puoti
Un importante riconoscimento pubblico per un progetto personale che ha appena un anno di vita.
La Fondazione è un grande passo, certamente. Più che una vittoria è un obiettivo che con grande orgoglio abbiamo raggiunto, non solo per merito mio ma di tutto uno staff, impegnato giorno dopo giorno in un lavoro interessante, affascinante proprio perché inedito nel suo genere.
Il mio è un progetto innanzi tutto rivolto ai giovani, sono loro a sentirsi particolarmente stimolati da questi argomenti.
Qual è stato il cammino intrapreso dal Plart per diventare Fondazione "Plart, plastiche e arte"?
Inizialmente eravamo una srl, una società di ricerca e tecnologia che sorgeva dall'idea imprenditoriale di immettersi nel mercato della ricerca e della tecnologia sul restauro plastico. L'esposizione di alcune delle opere della mia collezione si affiancava a questo progetto. Con la nascita della Fondazione le mie opere oggi sono un patrimonio museale. In Italia gli investimenti nella cultura registrano ancora un evidente gap rispetto agli altri paesi industrializzati.
Lei, da imprenditrice, sente di aver osato o era convinta che a Napoli avrebbero apprezzato e condiviso la sua idea?
Voglio essere sincera ed onesta. Nel realizzare il mio progetto non ho pensato a Napoli o a fare qualcosa per Napoli. O meglio ho pensato che il Plart andava proiettato verso il mondo. E così è stato.Se non ci fossero state le opportunità per relazionarmi oltre frontiera credo che non avrei mai iniziato questa impresa. Il Plart è l'esempio di come l'arte può avere espressioni infinite, e allo stesso tempo è la conferma di come il materiale plastico può avere molteplici usi.
Quale messaggio vuole che arrivi al visitatore che osserva le creazioni esposte nel museo?
Io penso che il mio messaggio sia molto chiaro, e cioè il patrimonio culturale va protetto, conservato, gestito. Se fino a ieri la plastica era demonizzata oggi comincia ad avere le caratteristiche di una vera e propria materia con applicazioni incredibili nell'arte, nel design, nell'ingegneria genetica, nell'ortopedia, per dirne solo qualcuna. Quello che è importante invece da un punto di vista ambientale è lavorare con la plastica buona perché oggi è la plastica "cattiva" ad inquinare la terra. Esiste invece anche la plastica "buona" che deriva dalla lavorazione del mais e da altre culture ed è biodegradabile. Questo è un altro forte messaggio che noi vogliamo trasmettere. Anche le ricerche delle Università e del Cnr vanno in questo senso: occorre sostituire alla plastica cattiva quella buona. Certo gli ostacoli ci sono, sia finanziari che politici, ma questo è un altro argomento.
Nel museo sono esposte alcune opere della sua personale collezione che in più di trent'anni è arrivata a contare all'incirca 1.500 pezzi. Che cosa l'ha spinta a collezionare con pazienza opere d'arte e di design in plastica?
La raccolta nasce da un'intuizione imprenditoriale con una matrice culturale proveniente dalla mia storia familiare Mio padre era, infatti, un uomo di grande cultura, amante dell'arte, collezionista d'opere d'avanguardia. Ho cominciato collezionando oggetti normali ma sempre guardando alla forma, al design, alla materia. Una selezione era necessaria e il mio gusto estetico mi ha guidato negli anni. Anche la collaborazione continua con il mio amico Nunzio Vitale, attento esteta, è stata fondamentale. Ma il Plart è anche centro di recupero, restauro e conservazione di oggetti in materiale plastico.
Perché è importante sostenere un progetto culturale con uno scientifico?
E' indispensabile perché la plastica se da un lato è eterna perché la molecola dura molti anni, dall'altro è di una fragilità incredibile, per lo meno lo sono le plastiche storiche. Dopo trenta o quarant'anni cominciano infatti a deteriorarsi e lo stato morfologico, deformandosi, fa perdere loro le caratteristiche originarie. Era perciò indispensabile proteggere questo patrimonio culturale che sarebbe finito altrimenti nella spazzatura aggiungendo una matrice scientifica al mio progetto: da qui la ricerca, la conservazione, il restauro.
Quanto è stato già fatto rispetto agli obiettivi del 2008?
Credo parecchio perché il laboratorio è stato completato e i professionisti sono stati formati per la ricerca e il recupero, con la collaborazione del Cnr e dell'Università di Salerno. Una preparazione professionale valida anche per il lavoro aziendale.
Quali sono, invece, gli obiettivi per il 2009?
Il nostro sogno nel cassetto è quello di realizzare un progetto multimediale coinvolgendo le università come quella di Salerno. A questo proposito stiamo già ristrutturando uno spazio con Cecilia Cecchini dell'Università La Sapienza di Roma. Un progetto che porterà in un mondo fantastico sia grandi che piccini, dove si potrà entrare in una dimensione inaspettata.
Il suo primo oggetto da collezione è stato il Bois d'Orsay comprato in mercatino di Parigi. Se non sa dirci qual è il suo pezzo preferito, ci dice almeno l'ultimo arrivato nella sua collezione?
La prima volta, in realtà, ho comprato un insieme di oggetti. Ricordo, oltre al Bois d'Orsay, un portaprofumo intarsiato dove si sentiva ancora un vecchio profumo degli anni '40, e per me fu qualcosa di meraviglioso. Così come in un portacipria si riusciva a sentire l'odore della cipria della bella époque. La mia collezione non si è mai conclusa, è in continuo divenire e si proietta nel futuro. A me piace l'idea di ricostruire la storia della plastica, e delle sue forme di design a partire dagli anni cinquanta in avanti, perché anche questo è patrimonio culturale, e in quanto tale va tutelato e conservato. E' questo il valore del Plart.

Museo e un centro d'eccellenza che lavora con Cnr e Atenei
E' il primo centro d'eccellenza in Italia dove plastica, arte, ricerca e tecnologia si fondono insieme dando vita ad un luogo unico nel suo genere: il Plart. Lo spazio è di 1000 metri quadrati e sorge al civico 48 in via Martucci a Napoli. Il progetto nasce da un'idea di Maria Pia Incutti, imprenditrice, collezionista d'arte e amministratore delPlart, dopo un'attenta riflessione e un percorso lungo e minuzioso che ha unito cultura d'impresa, passione per l'arte contemporanea e il collezionismo di oggetti ed opere d'arte in plastica, molti dei quali sono esposti nelle sale del Plart. Il Plart è uno spazio polifunzionale dedicato alla ricerca scientifica e all'innovazione tecnologica per il recupero, il restauro e la conservazione delle opere d'arte e di design in materiale sintetico. All'interno del Plart si concentrano un laboratorio di ricerca e di restauro, un'area eventi, un centro per la formazione e un'esposizione permanente di plastiche storiche provenienti dalla collezione di Maria Pia Incutti. Il Plart collabora con le università e i principali centri di ricerca e si configura come punto di aggregazione nel mondo dell'arte e del design per iniziative culturali quali mostre d'arte, convegni, laboratori creativi, workshop, dibattiti e percorsi formativi.
da www.ildenaro.it del 07-02-2009 num. 025

sabato 7 febbraio 2009

CRISI: RIFLESSIONI DOPO DAVOS di ROMANO PRODI

ROMA (6 febbraio) - Il disastro dell'economia mondiale è così grande che, al vertice di Davos, perfino i no-global non sapevano che pesci prendere. Nonostante i drammi causati dal crollo dell'economia erano infatti ben pochi a protestare. Le proteste, inoltre, non si rivolgevano verso le difficili decisioni da prendere o le spaventose ingiustizie da sanare, ma si concentravano nel contestare il fatto che a parlare di rimedi fossero soprattutto coloro che erano stati la causa della crisi. Se questo avveniva nelle strade di Ginevra e Davos non minore era la confusione nei saloni dove si svolgevano i dibattiti e le discussioni.
Tre sentimenti sono tuttavia emersi sopra tutti gli altri nei giorni di Davos, cioè un sentimento di paura, uno di imbarazzo e uno di speranza.
Il sentimento di paura è quello del protezionismo. Non solo il protezionismo sul commercio dei beni, ma anche riguardo alla circolazione dei capitali e alla mobilità della mano d'opera. Ed è una paura giustificata perché gli americani minacciano misure contro le importazioni (una sorta di buy american), i francesi sembrano orientarsi verso una politica di aiuti limitata alle imprese nazionali, e gli esempi potrebbero essere moltiplicati. Quanto al mondo del lavoro, come sta avvenendo in Gran Bretagna, la politica contro gli operai stranieri sta raggiungendo ovunque elevatissimi livelli di popolarità, se perfino un Ministro del Governo italiano ha dichiarato che i lavoratori inglesi sono un modello a cui ispirarsi. Se questo processo non viene arrestato da un coordinamento delle politiche di tutti i grande paesi, non solo la crisi si aggraverà ma ne usciremo fuori solo fra moltissimi anni.
Il secondo sentimento (di imbarazzo) riguarda il nuovo ruolo che i governi stanno assumendo nella vita economica mondiale per effetto di anni di errori politici e di mancanze etiche. Dal punto di vista politico troppi pensavano (o tentavano di farci credere) che il mercato da solo è sempre capace di riequilibrare il sistema economico e di correggerne gli errori. Per coloro che avevano seguito questa dottrina giudicandola infallibile è infatti imbarazzante dover ammettere la necessità di un massiccio intervento dello stato per impedire che le banche (e di conseguenza le imprese) crollino come castelli di carta. L'allargamento dell'intervento pubblico appare quasi la soluzione di ogni problema. Siamo ormai arrivati all'assurdo che proprio coloro che in passato avevano sostenuto necessario il ruolo dello stato come arbitro autorevole e severo del quadro economico debbano ora adoperarsi perché l'intervento pubblico non diventi troppo pesante e non pregiudichi il necessario funzionamento del mercato.Essere arbitro autorevole e severo significa oggi applicare regole e comportamenti etici che sono stati ignorati o calpestati nei passati due decenni. Non esiste infatti un'economia senza regole e senza la forza di chi le faccia rispettare.
Il terzo sentimento (quello di speranza) riguarda il ruolo futuro dell'Europa. Un'Europa che era nata non solo per creare sviluppo, ma anche per costruire una politica di maggiore equilibrio fra paesi ricchi e paesi poveri e per dare un minimo di sicurezza a tutti i propri cittadini, anche e soprattutto nei momenti di difficoltà. Un'Europa che è nata per promuovere il mercato ma anche per proteggere i cittadini dalle sue mancanze e dai suoi errori. Un'Europa in cui stato e mercato giocano un ruolo distinto ma complementare e sono entrambi sottomessi a precise regole e in cui la protezione dei più deboli nei momenti di difficoltà non deriva dalla carità o da buoni sentimenti, ma da obblighi di comportamento collettivo e dal riconoscimento dei diritti delle persone. Nel primo dopoguerra per definire il modello europeo, si usava la definizione di "economia sociale di mercato". È una terminologia un po' antica ma che rende bene l'idea della direzione da tenere in questo momento critico e del ruolo di equilibrio che l'Europa potrà e dovrà svolgere nel mondo.
Vorrei concludere con una riflessione finale che non mi appare inappropriata.
Pochi giorni fa si è svolto negli Stati Uniti il famoso "Superbowl" l'avvenimento sportivo più seguito da tutti gli americani.Basti pensare che i telespettatori sono solitamente superiori di numero rispetto agli americani che si recano a votare alle elezioni presidenziali. Potete immaginare quale cifra astronomica costino gli spot pubblicitari durante questo avvenimento.Ebbene i telespettatori si sono trovati di fronte a uno spazio pubblicitario (chiamato cash for gold) che offriva "la migliore valutazione" ai milioni di cittadini che erano costretti a vendere gli anelli o le collane d'oro per potere tirare avanti. Mentre un'altra pubblicità prometteva di restituire il prezzo di acquisto di un'automobile a chi fosse successivamente rimasto disoccupato. Sono questi gli aggiustamenti che noi affidiamo al mercato? Io penso di no.
Penso perciò che valga la pena di riprendere in esame e riscoprire (rinnovandolo) il vecchio modello europeo.
sabato 7 febbraio 2009. da: http: //www. il messaggero.it

martedì 3 febbraio 2009

IL PREMIO FOLLARO 2008

In preparazione del prestigioso Premio Follaro 2008, che quest'anno sarà assegnato
a don Luigi Ciotti
per il suo impegno civile e culturale nella lotta contro tutte le mafie,
la Cooperativa culturale Capuanova, con il patrocinio della Camera di Commercio di Caserta
e in collaborazione con due importanti associazioni nazionali come AISLo e Libera,
organizza un convegno sul tema:

Per affamare la camorra
Impresa sociale, sviluppo e legalità



L'incontro si terrà Venerdì 6 febbraio 2009 a CAPUA
nella sede di Palazzo Fazio - Via Seminario.

Il programma dei lavori prevede la registrazione dei partecipanti alle ore 16,00.
Alle 16,15 vi saranno i saluti di
Andrea Vinciguerra, Presidente Capuanova;
Carmine Antropoli, Sindaco Città di Capua
Mario Farina, Presidente Camera di Commercio.
Dopo la presentazione di Pasquale Iorio, OBR Campania Aislo, vi saranno le comunicazioni di Gianni Solino, Libera Comitato Don Diana
e di Vincenzo Maggioni, Preside Facoltà Economia SUN.
Seguiranno gli interventi di Donato Ceglie, Magistrato;
Imma Fedele, Presidente Agrorinasce;
Agostino Megale, Segreteria Nazionale CGIL;
Gustavo Ascione, Imprenditore;
Biagio Napolano, Portavoce Forum Terzo Settore.
L'incontro sarà concluso da Alfonsina De Felice, Assessore Regionale alle Politiche Sociali e Giovanili.

Per arricchire la serata sono previste anche alcune testimonianze significative del mondo dell'associazionismo e del volontariato, come quelle di
Suor Rita Giarretta, Casa di Rut;
di Pietro Russo, Associazione Antiraket S. Maria CV;
di Lella Palladino;
Lega Coop EVA
e dei ragazzi dell'Istituto comprensivo Pizzi di Capua.

Segreteria organizzativa: Pasquale Iorio e Andrea Vinciguerra
http://www.capuanova.it/