martedì 21 aprile 2015

I BISOGNI DELLA FAMIGLIA: NUOVE EMERGENZE E NUOVE PROPOSTE.

C’è ancora un bisogno diffuso di famiglia nella nostra società?
A tener conto di certi comportamenti correnti, sembrerebbe che la vecchia stella della famiglia tradizionale si sia andata offuscando per dar luogo ad altre forme di sperimentazioni senza profilo e senza storia.
In realtà, a guardar bene le cose, la ricerca della famiglia o meglio, lo sforzo per la sua costruzione, è ancora una domanda forte: un bisogno più forte che mai; un bisogno posto, forse, spesso, nel momento meno appropriato della vita delle persone e che perciò – a volte – ne riduce la portata e l’importanza.
Viviamo un tempo di grandi sfide e di cambiamenti che ci impegnano tutti i giorni e ci costringono a cimentarci continuamente in forme nuove di sperimentazione. Ne risente indubbiamente la qualità della vita delle persone, costrette ad abbandonare le sue tradizionali quotidianità.
Trovo che uno degli effetti più perversi che ha minato l’antico valore della famiglia, sia costituito dai cambiamenti imposti nel tempo dal mercato del lavoro. Sono venuti avanti, “modi di fare” che hanno influito pesantemente sul “modo di essere” della comunità familiare, nei rapporti interpersonali, per l’uso spregiudicato ed irrazionale degli orari, la mancanza di servizi e di forme di sostegno all’infanzia ed all’adolescenza: tipicità della nostra epoca, che da essa hanno tratto poi tutte le difficoltà possibili che ne sono derivate. A queste possiamo aggiungere la ripresa della mobilità interna ed internazionale del lavoro che in Italia, ma non solo, ha portato fuori del Paese gran parte di giovani laureati e specializzati privandolo delle risorse di intelligenza e ricerca.
Queste tre risorse: giovani, formazione e ricerca, avrebbero dovuto invece costituire la base fondamentale della ripresa, anche basata sulla famiglia, specie in una Italia che è stata negli ultimi duecento anni un paese di grandi migrazioni, e che avrebbe potuto cominciare ad aspirare ad una nuova possibilità di sviluppo e di uso più razionale del suo “capitale umano”.
Ne è derivato, a seguito della crisi ancora in corso, un accentuato senso di difficoltà nella vita delle famiglie che non è recuperabile solo con un ruolo più attivo dei nonni che già sono costretti a fare la loro parte pesantemente per reggere le famiglie che pure si sono formate non senza difficoltà.
Così sta emergendo un tipo di famiglia articolato, o meglio, disperso sul territorio, che riesce a riunirsi solamente nei momenti chiave dovendo rinunciare ad una unità consolidata e stabile, per la lontananza obbligata dei vari componenti.
E’ un “nuovo tipo di famiglia” che si sta manifestando già da qualche tempo in maniera estesa, specie nelle aree meno prospere, che non osa rompere i suoi legami tradizionali ma vive del rapporto occasionale che si manifesta in particolari periodo dell’anno in ragione del bisogno di non disperdersi e mantenere unito il vincolo familiare e di attaccamento alla propria realtà territoriale che si intende comunque conservare.
I più recenti dati statistici confermano queste tendenze e la nuova chiave di lettura della realtà della famiglia e dei suoi bisogni che vanno considerati quasi una emergenza, tra una nuova possibile minaccia all’unità della famiglia e un nuovo costruendo modello di esistenza della famiglia stessa.
Se la famiglia rimane il miglior luogo della socializzazione, anche il suo continuo adattamento ai processi economici e sociali dovrà tener conto dell’importanza che essa comunque ha e potrà avere nel rimodellare e riequilibrare le relazioni umane nelle società complesse.

GERARDO GIORDANO

Leggi il numero 84 di CAOS-informa la rivista on line del Centro La Tenda di Salerno.
Trovi il link in fondo la home page a destra.