IL SEN. ALFONSO ANDRIA RICORDA NINO RINALDI.

Torno a parlare di Nino Rinaldi a qualche settimana dalla Sua scomparsa. Questa volta Ne scrivo, aderendo all’affettuosa richiesta di Giovanni Ricciardi per “Controcampo”.
Dopo la messa esequiale, lunedì 7 giugno, nel prendere la parola in chiesa oltre che fortemente emozionato, ero preoccupato di non riuscire a trovare la cifra giusta. Mi feci guidare dalla misura che viene suggerita quando il sentimento di affetto, di stima e di condivisione è veramente profondo. Faccio altrettanto per queste righe.
Ho conosciuto Nino alla fine degli anni ’60, mentre eravamo compagni d’Istituto al Liceo “De Sanctis”, nella vecchia sede di via Capone a Calcedonia, allocata in un edificio per civili abitazioni. Erano gli anni della contestazione studentesca e nel nostro Liceo vi erano alcuni dei protagonisti: da Michele Santoro ad Adolfo Criscuolo, da Silvana Di Gregorio a Piero Lucia. Nino era adulto già nell’età adolescenziale, non soltanto per l’aspetto fisico, ma anche per il tratto severo, serio, tipico di un rigore che nell’arco di tutta intera la sua vita lo avrebbe sempre distintivamente caratterizzato.
Anche Giuditta Rossi era allieva dello stesso Istituto: nasce lì la loro amicizia, poi anni dopo il fidanzamento e quindi il matrimonio: Tina, compagna della Sua vita e compagna del Suo dolore. E’ esemplare la sua dignità nell’esserGli amorevolmente accanto, insieme con Rosaria, (sorella di Nino), nel cammino doloroso di quest’ ultimo tempo.
Dopo la maturità, abbiamo cominciato in Partiti diversi ad impegnarci in politica. Ma Nino ha bruciato le tappe: a venticinque anni era già Sindaco di Pellezzano per il PCI. Nell’80, a poco più di trent’anni, Consigliere Provinciale e poi di nuovo Sindaco del Partito Socialista Italiano in quel Comune dall’85 all’88.
Praticamente, quando mi sono per la prima volta cimentato con le urne, eletto al Consiglio Comunale di Salerno nell’85, Nino era già un Dirigente politico affermato ed un Amministratore locale stimato ed amato.
Il nostro vero e proprio sodalizio poggiato su saldi presupposti e su un rapporto di conoscenza consolidato nel corso di circa trent’anni, inizia nel 1995. In una rosa di nomi che mi venne sottoposta dalla componente socialista della lista “Patto dei Democratici”, scelsi quello di Nino per una delega delicata ed articolata (Personale, Espropri, Caccia e Pesca). Ero certo che quell’incarico sarebbe stato assunta da Nino con alto senso di responsabilità e con esiti più che soddisfacenti: i risultati sarebbero stati, poi, di gran lunga superiori alle aspettative! Per due mandati, fino al 2004, Lo ebbi compagno di lavoro: mai uno screzio, mai un’incomprensione, sempre in assoluta sintonia.
Nino inventò un modello che fece della Provincia di Salerno un riferimento sul territorio nazionale. Egli riuscì a coniugare le esigenze del mondo venatorio con quelle delle Associazioni ambientaliste e del comparto agricolo. Quasi un “miracolo”, disse qualcuno.
La nostra esperienza fu riportata da importanti riviste nazionali specializzate. Anche quando Gli affidai aggiuntivamente la Protezione Civile, insieme riuscimmo rapidamente a mettere l’Ente nelle condizioni di valorizzare le organizzazioni già presenti nel Salernitano e a promuovere un’azione sinergica al servizio delle Comunità locali, talvolta persino impegnando la Provincia in emergenze verificatesi su altri territori.
S’intende che da frequentazioni quotidiane per un periodo di lavoro comune così prolungato non possano che alimentarsi vincoli veri: ciascuno trasmette all’altro le proprie soddisfazioni, ma anche le ansie e le preoccupazioni.
La vicenda di Luigi Giordano, Suo cognato, fu vissuta da Nino con una partecipazione totale, accanto alla sorella Rosaria, verso la quale anche più tardi e in altre circostanze, sarebbe stato sempre prodigo di premure.
Queste attenzioni sono emblematiche di una profonda umanità in una persona comunque “costituzionalmente” schiva e dotata di un particolare pudore nella manifestazione dei sentimenti.
Una sensibilità acuta che si coglieva anche nella Sua natura di intellettuale raffinato, amante della musica, della letteratura, della poesia: raccolte di versi erano il dono che ci scambiavamo più volentieri Nino ed io.
Il Suo lavoro di Dirigente presso l’EDISU, portato avanti con serietà e dedizione, Gli dette modo di intrecciare feconde relazioni nel mondo accademico, oltre che tra con i colleghi di lavoro. Le testimonianze espresse dopo la Sua scomparsa sono in tal senso particolarmente eloquenti ed una volta di più confermano la capacità che Nino Rinaldi aveva di lasciare di sè una traccia ovunque passasse.
L’ultima Sua passione il ciclismo. Gli amori di sempre: la caccia e la politica.
Durante la malattia durata tredici mesi, affrontata con lucida consapevolezza, coraggiosamente gestendola e convivendoci, Nino ha continuato a seguire FEDERCACCIA, di cui era Presidente provinciale, e di cui resterà – ne sono certo – riferimento storico. Guglielmo, Suo figlio adorato, quando si è trovato di fronte alla durissima realtà della mancanza del padre ha saputo reagire con straordinaria maturità e, tra le lacrime e un sorriso pieno di tenerezza e di affetto, ci ha detto di volerlo immaginare partito per una battuta di caccia!
Non ha mancato di seguire affettuosamente ed orgogliosamente i “Suoi” giovani dell’Associazione “Raggio Verde” di Pellezzano, inculcando in loro lo spirito di servizio alla Comunità locale e il gusto del far politica. Non è un caso che proprio nel Comune a cui ha dedicato le maggiori energie e i tesori della Sua intelligenza, nella frazione Coperchia, durante l’ultima campagna elettorale per le regionali, sebbene provato dalla condizione che soffriva, tenne quello che a mia memoria resterà il Suo discorso politico più bello, tutto incentrato sulla qualità dell’azione del Partito Democratico nello scenario locale e nazionale, tutto puntato sulla prospettiva e sul futuro: una sorta di testamento culturale e, naturalmente, politico, di certo un incoraggiamento per i giovani a guardare con fiducia al futuro.
Alfonso Andria

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