La salita sul Golgota di Gesù è il momento più drammatico della sua vicenda umana ed è l’episodio che più mi coinvolge quando le celebrazioni liturgiche di questi giorni ci ricordano che stiamo ripercorrendo il suo martirio che porterà dal Calvario alla Pasqua.
Le sofferenze dell’Uomo, da duemila e più anni, ci riportano anche alle sofferenze di una umanità che cerca attraverso il proprio riscatto, anche una sua ritrovata dignità civile e umana che va al di là di un disegno religioso per trasferirsi in un modo diverso di vivere il rapporto con gli altri simili e, a volte, anche con la propria comunità.
La forza e la potenza di questa narrazione che i Vangeli ci hanno trasferito, ci riconducono all’attualità del presente: ed il nostro presente ancora una volta, è fatto purtroppo di lutti, rovine, devastazioni e drammi umani e sociali che scorrono sotto i nostri occhi per la potenza dei sistemi moderni di telecomunicazione, ma che si verificano anche vicino casa nostra.
Il Maghreb e tutta l’Africa del nord è percorsa da fremiti e tensioni che non possono lasciarci indifferenti. Le sue difficoltà non sono solo testimoniate dalla tristezza delle nuove immigrazioni e dai tanti profughi in cammino: sono solo un aspetto del problema e non solo il più triste.
Cosicché anche questa Pasqua, duemila e passa anni dopo Gesù Cristo, si svolge tra guerre ed indicibili lotte e sofferenze umane.
Ciò che appare chiaro è che molti uomini, a cui sono affidate le responsabilità di governo delle moltitudini di altri uomini e donne, abbiano completamente perduto il senso del servizio ed il valore della pace e della cooperazione.
Ognuno è impegnato a caratterizzare il proprio cammino dimenticando l’importanza dello sforzo verso la comprensione ed i bisogni di altri uomini e di altre donne.
Così mentre il nostro mare Mediterraneo (e non solo esso) è di nuovo attraversato da tante tensioni e tante navi da guerra, dobbiamo richiamare le nostre coscienze prima di tutto affinché si possano ridurre le incomprensioni e poi perché si faccia strada la tolleranza, anticamera della civiltà e del diritto umano.
Pasqua è certamente il momento della resurrezione di un uomo, ma se vogliamo viverlo con tutta la intensità possibile, deve essere anche il momento dell’incontro e della comprensione delle diversità. Un importante traguardo da cui ripartire per operare la trasformazione di noi stessi prima di quella del difficile mondo che è attorno a noi e che sembra non riesca più a trovare il suo nuovo equilibrio, la sua serenità e la pace. Quella pace ed il suo messaggio di cui vogliamo essere ancora portatori.
GERARDO GIORDANO per CAOS-informa n. 40 del 20 aprile 2011.
Le sofferenze dell’Uomo, da duemila e più anni, ci riportano anche alle sofferenze di una umanità che cerca attraverso il proprio riscatto, anche una sua ritrovata dignità civile e umana che va al di là di un disegno religioso per trasferirsi in un modo diverso di vivere il rapporto con gli altri simili e, a volte, anche con la propria comunità.
La forza e la potenza di questa narrazione che i Vangeli ci hanno trasferito, ci riconducono all’attualità del presente: ed il nostro presente ancora una volta, è fatto purtroppo di lutti, rovine, devastazioni e drammi umani e sociali che scorrono sotto i nostri occhi per la potenza dei sistemi moderni di telecomunicazione, ma che si verificano anche vicino casa nostra.
Il Maghreb e tutta l’Africa del nord è percorsa da fremiti e tensioni che non possono lasciarci indifferenti. Le sue difficoltà non sono solo testimoniate dalla tristezza delle nuove immigrazioni e dai tanti profughi in cammino: sono solo un aspetto del problema e non solo il più triste.
Cosicché anche questa Pasqua, duemila e passa anni dopo Gesù Cristo, si svolge tra guerre ed indicibili lotte e sofferenze umane.
Ciò che appare chiaro è che molti uomini, a cui sono affidate le responsabilità di governo delle moltitudini di altri uomini e donne, abbiano completamente perduto il senso del servizio ed il valore della pace e della cooperazione.
Ognuno è impegnato a caratterizzare il proprio cammino dimenticando l’importanza dello sforzo verso la comprensione ed i bisogni di altri uomini e di altre donne.
Così mentre il nostro mare Mediterraneo (e non solo esso) è di nuovo attraversato da tante tensioni e tante navi da guerra, dobbiamo richiamare le nostre coscienze prima di tutto affinché si possano ridurre le incomprensioni e poi perché si faccia strada la tolleranza, anticamera della civiltà e del diritto umano.
Pasqua è certamente il momento della resurrezione di un uomo, ma se vogliamo viverlo con tutta la intensità possibile, deve essere anche il momento dell’incontro e della comprensione delle diversità. Un importante traguardo da cui ripartire per operare la trasformazione di noi stessi prima di quella del difficile mondo che è attorno a noi e che sembra non riesca più a trovare il suo nuovo equilibrio, la sua serenità e la pace. Quella pace ed il suo messaggio di cui vogliamo essere ancora portatori.
GERARDO GIORDANO per CAOS-informa n. 40 del 20 aprile 2011.
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