Il tempo che stiamo attraversando è segnato
nuovamente da grandi conflitti che non investono solo nazioni e popoli, ma
anche le diverse religioni, oltre naturalmente i soliti interessi economici e
finanziari, il più delle volte legati al controllo del petrolio.
In particolare, l’aggressione ad alcuni
popoli ed etnie, specie nel Medio
oriente e nell’Africa mediterranea, per ragioni e differenze di natura
religiosa, e la violenza bieca con cui viene esercitata, ha risvegliato passioni nefaste e determinato
un clima generale di così forte contrapposizione
tra stati e popoli che pensavamo ormai assopiti se non superati, soprattutto
dopo l’aggressione alle torri gemelle di
New York del 2001.
Veramente una situazione molto brutta in un clima così pesante ed incandescente che
il Santo Padre Francesco ha definito da terza guerra mondiale, e chiedendo di
non rinunciare a sviluppare un impegno straordinario che aiuti gli uomini di
buona volontà a riprendere le ragioni del dialogo e del confronto tra le fedi e
culture diverse e consenta di creare un clima più disteso e ragionato.
Per quello
che mi è dato di capire, penso che in questi anni si sia andata sempre più
affievolendo la cultura della pace a scapito della ricerca e del vantaggio
degli interessi particolari.
La ricerca del bene comune ha ceduto il posto ai
particolarismi ed alla esaltazione degli egoismi e degli individualismi.
Il piccolo particolare da salvaguardare, ha preso
il posto dell’interesse generale e del governo dei grandi processi che la
storia ha fatto emergere con la svolta o
meglio con la chiusura delle appendici dei conflitti aperti nel novecento.
A riflettere bene sulle cose che apprendiamo e vediamo
quotidianamente nei notiziari, occorre rilanciare con grande forza l’iniziativa
necessaria per la crescita della cultura della pace. Una iniziativa che andrebbe
sviluppata a tutti i livelli per ridare più forza e slancio alle forze
disponibili al coraggio del negoziato, insieme alla volontà di riconciliazione
laddove è possibile, per isolare le persone e gli ambienti smaniosi di fare
guerra e darsi continuamente battaglia.
Proprio in questo anno in cui ricordiamo i cento
anni della prima guerra mondiale, la lezione della storia dovrebbe aver
insegnato l’inutilità delle distruzioni e che solo la pace tra gli uomini può
aiutarli a vivere in una condizione di serenità e dignità.
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