Siamo in
un momento di cambiamenti della vita del nostro Paese e della nostra bella
Italia.
Il nuovo
governo presieduto da Enrico Letta, che si è insediato dopo le elezioni di
febbraio a Palazzo Chigi, sta cominciando ad affrontare i difficili problemi
che ha ereditato dopo anni di inconcludenza e mancanza di concretezza.
Si sa che
non è certo un bel momento. Però si capisce che si è aperta finalmente anche
un’azione interessante di partecipazione
sociale, in cui ciascuno di noi si sente più impegnato a produrre il meglio delle idee per proporre e
offrire soluzioni a grandi e piccoli problemi che affliggono le nostre varie
comunità.
Proporre idee
e programmare progetti, è senz’altro una nuova strada da battere - e su cui
incamminarci - per mettere in moto la crescita civile ed economica che tutti
stanno cercando e di cui abbiamo estremamente bisogno.
Penso che
portare anche il nostro contributo, pure modesto, costituisca un metodo giusto
per aiutare a superare una crisi che ormai da quasi cinque anni, affligge i
paesi ed i popoli dell’occidente, e non solo essi.
Per
incamminarci su questa strada partecipativa, abbiamo però bisogno di avere
segnali chiari affinchè il nostro cammino sia compreso e il nostro impegno reso
utile da chi deve prendere decisioni importanti.
Costruire
la speranza per dare maggiore fiducia, significa avere segnali precisi che specie
il mondo giovanile, intraveda prospettive di futuro per costruire il proprio
domani di vita.
In queste
settimane i grandi soggetti collettivi hanno ripreso a discutere e riproporre i
loro problemi ed i loro interessi.
A noi quello
che appare chiaro è che occorra attivare subito decisioni che, non solo aiutino
lo sviluppo, ma producano in tempi rapidi lavoro, lavoro, lavoro!
Ci sono
tanti nuovi lavori e tante nuove forme per lavorare che possono aiutare a
dare un senso di concretezza e di avvenire
sia a coloro che hanno abbandonato la
voglia di combattere per il proprio futuro, che a tutti quei giovani, tanti,
che stanno aspettando, da tempo, di entrare nel mercato del lavoro. I numeri ufficiali
ci dicono che la disoccupazione dei giovani ha raggiunto cifre che vanno oltre
il 40%; al sud va anche peggio.
Che cosa
si vuole ancora aspettare?
Bisogna
evitare che il perdurare delle continue incertezze, costringa allo sbando i più
deboli ed esposti alla crisi, senza alcuna propettiva o addirittura alla
depressione personale.
Attorno
al Centro La Tenda,
per esempio, si muovono tante energie giovanili che hanno una straordinaria
voglia di riscatto e bisogno di farsi valere. Energie positive che non possono
andare deluse, come tante altre energie che in queste ultime settimane, organizzate
dal volontariato e dell’associazionismo,
si sono messe in moto per aiutare
a riportare l’Italia alla normalità.
Le scelte
delle prossime settimane diranno quanto grande potrà essere anche il nostro
impegno, personale e collettivo, per evitare che le gioie e le speranze di una
intera generazione vadano perdute.
GERARDO
GIORDANO