La recente scomparsa del cardinale emerito di Milano Carlo Maria Martini ha certamente colpito ciascuno di noi.
Carlo Maria Martini un vescovo lontano dalle nostre modeste e turbolente vicende locali, tuttavia così vicino alle ansie ed alle preoccupazioni delle donne e degli uomini normali del nostro tempo.
Il suo maggiore impegno, svolto in più di venti anni di ministero pastorale come Arcivescovo di Milano, tra le diocesi più grandi del mondo, si è sviluppato in una fase storica particolarmente difficile vissuta in Lombardia, irta di conflitti e carica di falsi valori e disgregazione morale.
La sua azione non è solo significativa per le tante iniziative che lo hanno visto radicato ed intensamente compreso dal “suo” popolo ambrosiano (pur essendo piemontese di origine), ma anche pastore tenace nell’azione di dialogo e di confronto con gli altri e prioritariamente con le altre religioni, al cospetto dei problemi complessi della nostra epoca in una realtà come quella milanese, certo dinamica, multietnica e multiculturale ma anche molto difficile e turbolenta.
Un vescovo che riusciva a parlare al cuore di tutti!
Carlo Maria Martini, gesuita e non solo teologo, capace di notevoli sforzi di approfondimento culturali, dunque, ma anche biblista, formatore, comunicatore, e, particolarmente uomo del dialogo, il cui impegno colpisce per la costanza, anche nell’ultima parte della sua vita, prima della malattia che lo ha poi indebolito, quando decise di andare a vivere la sua esperienza a Gerusalemme.
Penso però che la ricerca e lo sforzo di approfondimento culturale e teologico, oltre che pastorale, sui tanti temi che la Chiesa oggi ha di fronte a se, abbiano caratterizzato maggiormente la sua attività e siano stati l’elemento più importante per aiutare la formazione e la crescita dei cristiani maturi e perciò anche di tutti noi. Colpiscono nella sua ultima intervista al Corriere della sera, di cui era negli ultimi tempi collaboratore, le tre parole chiave che testimoniano il suo punto di vista al riguardo: la fede, la fiducia ed il coraggio; elementi fondanti per affrontare i cambiamenti necessari nel mondo contemporaneo, senza trascurare l’amore necessario per battere la sfiducia imperante anche in Europa, nei confronti della Chiesa.
La ricchezza spirituale di cui è testimone il cardinale Martini “si fonde con la sua straordinaria forza d’animo”, come ha ricordato nel suo ricordo il Presidente del Consiglio Mario Monti, necessaria per riprendesi dopo le naturali battute di arresto, negli incessanti percorsi verso obiettivi di crescita della nostra società civile e della comunità politica, per far avanzare l’idea dell’Europa.
La sua scomparsa deve essere di sprone anche per noi a migliorare la nostra capacità di analisi, studiando i problemi, sviluppando e migliorando con vigore la qualità dei percorsi formativi nei confronti delle giovani generazioni di operatori.
Gerardo Giordano
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