lunedì 9 febbraio 2009

I PROGRESSI DEL CENTRO DI RICERCA MUSEALE PLART di MARIA PIA INCUTTI: LA FONDAZIONE PER LA RICERCA SULLE PLASTICHE.


da www.ildenaro.it del 7 febbraio 2009


Plart, Fondazione per la ricerca
Maria Pia Incutti:" Un passo in avanti. Ora vi spiego perchè la plastica è buona"

Ad appena un anno dalla sua inaugurazione, il Centro di Ricerca Museale Plart – nato come iniziativa privata dedicata alla ricerca scientifica, all'esposizione e alla conservazione delle opere d'arte contemporanea in materiale plastico - è divenuto una Fondazione e ha acquisito quindi lo "status" di museo d'interesse regionale con due recenti delibere della Regione Campania. Ideato dall'imprenditrice e collezionista d'arte Maria Pia Incutti, il Plart non è oggi solo un centro espositivo unico in Italia ma anche uno spazio in cui l'arte si sposa con la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica.
Basilio Puoti
Un importante riconoscimento pubblico per un progetto personale che ha appena un anno di vita.
La Fondazione è un grande passo, certamente. Più che una vittoria è un obiettivo che con grande orgoglio abbiamo raggiunto, non solo per merito mio ma di tutto uno staff, impegnato giorno dopo giorno in un lavoro interessante, affascinante proprio perché inedito nel suo genere.
Il mio è un progetto innanzi tutto rivolto ai giovani, sono loro a sentirsi particolarmente stimolati da questi argomenti.
Qual è stato il cammino intrapreso dal Plart per diventare Fondazione "Plart, plastiche e arte"?
Inizialmente eravamo una srl, una società di ricerca e tecnologia che sorgeva dall'idea imprenditoriale di immettersi nel mercato della ricerca e della tecnologia sul restauro plastico. L'esposizione di alcune delle opere della mia collezione si affiancava a questo progetto. Con la nascita della Fondazione le mie opere oggi sono un patrimonio museale. In Italia gli investimenti nella cultura registrano ancora un evidente gap rispetto agli altri paesi industrializzati.
Lei, da imprenditrice, sente di aver osato o era convinta che a Napoli avrebbero apprezzato e condiviso la sua idea?
Voglio essere sincera ed onesta. Nel realizzare il mio progetto non ho pensato a Napoli o a fare qualcosa per Napoli. O meglio ho pensato che il Plart andava proiettato verso il mondo. E così è stato.Se non ci fossero state le opportunità per relazionarmi oltre frontiera credo che non avrei mai iniziato questa impresa. Il Plart è l'esempio di come l'arte può avere espressioni infinite, e allo stesso tempo è la conferma di come il materiale plastico può avere molteplici usi.
Quale messaggio vuole che arrivi al visitatore che osserva le creazioni esposte nel museo?
Io penso che il mio messaggio sia molto chiaro, e cioè il patrimonio culturale va protetto, conservato, gestito. Se fino a ieri la plastica era demonizzata oggi comincia ad avere le caratteristiche di una vera e propria materia con applicazioni incredibili nell'arte, nel design, nell'ingegneria genetica, nell'ortopedia, per dirne solo qualcuna. Quello che è importante invece da un punto di vista ambientale è lavorare con la plastica buona perché oggi è la plastica "cattiva" ad inquinare la terra. Esiste invece anche la plastica "buona" che deriva dalla lavorazione del mais e da altre culture ed è biodegradabile. Questo è un altro forte messaggio che noi vogliamo trasmettere. Anche le ricerche delle Università e del Cnr vanno in questo senso: occorre sostituire alla plastica cattiva quella buona. Certo gli ostacoli ci sono, sia finanziari che politici, ma questo è un altro argomento.
Nel museo sono esposte alcune opere della sua personale collezione che in più di trent'anni è arrivata a contare all'incirca 1.500 pezzi. Che cosa l'ha spinta a collezionare con pazienza opere d'arte e di design in plastica?
La raccolta nasce da un'intuizione imprenditoriale con una matrice culturale proveniente dalla mia storia familiare Mio padre era, infatti, un uomo di grande cultura, amante dell'arte, collezionista d'opere d'avanguardia. Ho cominciato collezionando oggetti normali ma sempre guardando alla forma, al design, alla materia. Una selezione era necessaria e il mio gusto estetico mi ha guidato negli anni. Anche la collaborazione continua con il mio amico Nunzio Vitale, attento esteta, è stata fondamentale. Ma il Plart è anche centro di recupero, restauro e conservazione di oggetti in materiale plastico.
Perché è importante sostenere un progetto culturale con uno scientifico?
E' indispensabile perché la plastica se da un lato è eterna perché la molecola dura molti anni, dall'altro è di una fragilità incredibile, per lo meno lo sono le plastiche storiche. Dopo trenta o quarant'anni cominciano infatti a deteriorarsi e lo stato morfologico, deformandosi, fa perdere loro le caratteristiche originarie. Era perciò indispensabile proteggere questo patrimonio culturale che sarebbe finito altrimenti nella spazzatura aggiungendo una matrice scientifica al mio progetto: da qui la ricerca, la conservazione, il restauro.
Quanto è stato già fatto rispetto agli obiettivi del 2008?
Credo parecchio perché il laboratorio è stato completato e i professionisti sono stati formati per la ricerca e il recupero, con la collaborazione del Cnr e dell'Università di Salerno. Una preparazione professionale valida anche per il lavoro aziendale.
Quali sono, invece, gli obiettivi per il 2009?
Il nostro sogno nel cassetto è quello di realizzare un progetto multimediale coinvolgendo le università come quella di Salerno. A questo proposito stiamo già ristrutturando uno spazio con Cecilia Cecchini dell'Università La Sapienza di Roma. Un progetto che porterà in un mondo fantastico sia grandi che piccini, dove si potrà entrare in una dimensione inaspettata.
Il suo primo oggetto da collezione è stato il Bois d'Orsay comprato in mercatino di Parigi. Se non sa dirci qual è il suo pezzo preferito, ci dice almeno l'ultimo arrivato nella sua collezione?
La prima volta, in realtà, ho comprato un insieme di oggetti. Ricordo, oltre al Bois d'Orsay, un portaprofumo intarsiato dove si sentiva ancora un vecchio profumo degli anni '40, e per me fu qualcosa di meraviglioso. Così come in un portacipria si riusciva a sentire l'odore della cipria della bella époque. La mia collezione non si è mai conclusa, è in continuo divenire e si proietta nel futuro. A me piace l'idea di ricostruire la storia della plastica, e delle sue forme di design a partire dagli anni cinquanta in avanti, perché anche questo è patrimonio culturale, e in quanto tale va tutelato e conservato. E' questo il valore del Plart.

Museo e un centro d'eccellenza che lavora con Cnr e Atenei
E' il primo centro d'eccellenza in Italia dove plastica, arte, ricerca e tecnologia si fondono insieme dando vita ad un luogo unico nel suo genere: il Plart. Lo spazio è di 1000 metri quadrati e sorge al civico 48 in via Martucci a Napoli. Il progetto nasce da un'idea di Maria Pia Incutti, imprenditrice, collezionista d'arte e amministratore delPlart, dopo un'attenta riflessione e un percorso lungo e minuzioso che ha unito cultura d'impresa, passione per l'arte contemporanea e il collezionismo di oggetti ed opere d'arte in plastica, molti dei quali sono esposti nelle sale del Plart. Il Plart è uno spazio polifunzionale dedicato alla ricerca scientifica e all'innovazione tecnologica per il recupero, il restauro e la conservazione delle opere d'arte e di design in materiale sintetico. All'interno del Plart si concentrano un laboratorio di ricerca e di restauro, un'area eventi, un centro per la formazione e un'esposizione permanente di plastiche storiche provenienti dalla collezione di Maria Pia Incutti. Il Plart collabora con le università e i principali centri di ricerca e si configura come punto di aggregazione nel mondo dell'arte e del design per iniziative culturali quali mostre d'arte, convegni, laboratori creativi, workshop, dibattiti e percorsi formativi.
da www.ildenaro.it del 07-02-2009 num. 025

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